Hans Holbein il Giovane - "Cristo nella tomba" Idiota o della pienezza ἰδιώτης - colui che conduce una vita privata, fuori della società e dai pubblici impieghi Arrivò infine ad una conclusione straordinaria e paradossale: “Che importa se è una malattia?” concluse infine, “che importanza ha che sia una tensione anormale, se il risultato, se quel minuto di sensazioni rievocato e analizzato poi in condizioni normali si rivela armonia e bellezza al più alto grado, e dà un senso fino ad allora insospettato e inaudito di pienezza, di misura, di acquietamento e di trepida fusione di preghiera con la suprema sintesi della vita? ("L'Idiota" di Dostoevskij) “Sì, soltanto la mia disperata situazione : creare dentro una lanterna di ragione, sì è dovere - ma con lume d’intuizione - e che rifulgere di gloria sia rappresentato sulla terra : un uomo, bello, sì - intrepido - di orgoglio ingenuo e smisurato, un’ idea sì, sulla terra, qui, di bellezza piena ”. ma da corteccia intrappolata tendi le braccia e sono ancora rami “infinito orgoglio e libertà sfrenata - rischiare tutto, come alla roulette: ecco un che di sommesso ma penoso - non indovini forse qui l’epilessia? e il volto? Non è forse calco a un cristo? perché tutto questo stupore m’inquieta? così ambigua la bellezza, mostro enigma “un’aura lo incatena, grazia di epilessia, sublima e porge altissima preghiera - poi stringe, libera da spine, slancia fuori - il tempo, dov’è andato?- salverà il mondo la bellezza! cado Miei piccoli Aglaja, Nastasja, e tu Ippolit: Traditi, sì traditi da me cristo incompiuto, E tu, del mio midollo amico sacro, scorri pure Rogozin, non era tempo di salvezza - ancora - no non ancora - un seme, forse, dopo. Intanto scende un sipario di terra e il vento ci trasporta insieme, tutti uguali - tutti davanti a quella tela, di Bellezza muti. Per Alessandro
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Lorenzo Mullon
- 03/09/2013 20:25:00
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Sì, cara Cristina, per me che ero, e sono, un povero cristo a girare sudatissimo con i libricini di poesie avanti e indietro per Riva degli Schìavoni, nellindifferenza degli umani, quegli yacht di plastica rappresentano proprio il contrario della bellezza, forma ingombrante senza profondità, senza fatica, senza sudore, senza amore, puro design, cioé la negazione della meraviglia. Per questo ho scritto del mio piccolo fatto del giorno, sollecitato dalle tue parole. Ognuno ha il suo personale orticello di delizie, in cui declinare i simboli della poesia. Altrimenti tutto diventa vuoto e insignificante, a chi dovrebbe interessare una vicenda vecchia di duemila anni, ma anche di ieri pomeriggio... Ecco, lepilessia, per me che soffro, o soffrivo prima di dedicarmi allarte ambulante, di violentissime cefalee a grappoli, è una precondizione spontanea per arrivare a quellidiozia luminosa che ti fa incontrare la bellezza senza lossessione del possesso. Chi se ne frega se il corpo sanguina, se la carne imputridisce, se gli yacht sono difesi da un esercito di guardie armate... quello che devo fare è solo tenere in vita, e portare avanti nel tempo, questa piccola luce che mi balena dentro gli occhi.
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amina
- 03/09/2013 19:53:00
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Straordinaria come sempre sei davanti a quella tela Fontana fece il taglio, lo spiraglio dal fuori al dentro di bellezza Grazie ancora per quello che ci doni, per quel che sei e come. Buonaserata Cristina
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Emilio Capaccio
- 03/09/2013 14:49:00
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Non ho altre parole da darti, Cristina, se non la consapevolezza di trovarmi perfettamente daccordo con Adielle a cui anche io faccio i miei complimenti per la sua scrittura.
A te un grande bacio e la mia personalissima esortazione a continuare a "sentire" le cose del mondo così come stai facendo. Sei una persona ricca e non ho bisogno di spiegarlo.
Ciao.
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Adielle
- 03/09/2013 12:07:00
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Cristina la composizione è strepitosa, sono onorato del fatto che tu abbia voluto dedicarmela, a leggerti cè sempre qualcosa di nuovo da imparare e da ricordare in generale e su sé stessi. Grazie e complimenti, rendi questo sito un posto migliore in cui esprimersi liberamente senza temere di esporre le proprie debolezze, ti abbraccio.
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Cristina Bizzarri
- 03/09/2013 10:26:00
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Lorenzo: ho composto questo testo dopo aver letto "Quando parliamo damore" di Adielle. Mi è venuto spontaneo pensare allepilessia, non perché nel testo di Adielle si parli esattamente di epilessia, ma perché lepilessia provoca stati, anche, estatici nella mente, di sopraelevazione, di ultravisione della realtà. Di più vivida e intensa percezione, anche se, credo, a volte possa essere spaventoso questo stato. Di lì è stato un solo passo arrivare allIdiota di Dostoevskij, che potrei dire il mio libro "cult". Mi è tornato alla mente il passo che descrive la crisi epilettica di Myskin e tutto il corollario di riflessioni che da qui nasceranno in seguito in lui, riflessioni attinenti larte, la religione, soprattutto il senso del Divino e del nostro esserci. La gestazione di questopera è stata sofferta in Dostoevskij, allinizio avrebbe voluto stabilire unequazione : il Principe = Cristo, ma poi a poco a poco Myskine assorbe altri stati, si perde, si confonde, e proprio in questo sta il suo essere "idiota", nellessere "privato", "separato" dalla società e nel soffrirne. La sua inettitudine a vivere e la sua profondità vanno di pari passo. Il quadro di Holbein è citato nel libro, quando davanti alla tela Myskine (ma non ricordo, forse non era lui) si pone interrogativi drammatici sul ruolo escatologico di Cristo: come si può, davanti a uno spettacolo così impressionante - non di un Cristo Vincitore ma di un Cristo colto in tutto lorrore della morte - credere alla Risurrezione? Resta il punto interrogativo, e la fine del romanzo ci lascia aperti a diverse possibili interpretazioni. Aggiungo che il leit-motiv che percorre tutta lopera è la Bellezza, che pur rappresentando (platonicamente) lUno in terra, lAssoluto, Dio già fin dora qui tra noi, ci lascia sbigottiti, attoniti, confusi: perché nella bellezza cè sempre anche ambiguità, e il suo enigma, se ci esalta, ci fa anche sprofondare negli "abissi mortali" del desiderio di possesso, - e questo è motivo di sofferenza e, insieme, di ricerca continua e slancio vitale.
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Lorenzo Mullon
- 02/09/2013 22:34:00
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Camminavo lungo Riva degli Schiavoni, sono ormeggiati degli yacht giganteschi, ogni anno che passa diventano sempre più grandi, in una gara di orgoglio smisurato, nascondono la luna, nascondono le onde, nascondono le maree, sembrano volare in aria, sembrano fatti di nuvole, sembrano ali di farfalle, sembrano migrazioni di rondini. Quando larroganza diventa insopportabile, non cè altra strada che osservare le cose senza giudicare, diventando idioti nella pienezza dellanima.
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